I dialetti italiani e le loro influenze

Chi arriva in Italia lo sa, oltre all’italiano, la nostra lingua madre e ufficiale, si ritroverà ad avere a che fare con numerosi dialetti italiani. Alcuni di questi, come il sardo, il friulano e il ladino, sono riconosciuti come delle vere e proprie lingue dal governo italiano. A questi, l’UNESCO aggiunge anche il napoletano ed il siciliano.

Il dialetto al Nord

Le lingue si trasformano in base alle interferenze delle parlate di altri popoli, e questo accade sia per vicinanza geografica che nei momenti di invasioni di altre nazioni E’ quanto accade per esempio in Piemonte e in Valle d’Aosta, il cui dialetto è fortemente influenzato dal francese. Lo stesso discorso vale per la Lombardia, anche se è possibile che l’influenza francese sia stata più rispetto, per esempio, a quella austriaca per il fatto che si tratti di due lingue neolatine.

I dialetti del centro Italia

E’ risaputo come il toscano sia considerato il dialetto italiano per eccellenza; un po’ per quella pronuncia pulita, un po’ per il mito nato dopo che il Manzoni abbia sciacquato i panni in Arno. In ogni caso è errato dire che il toscano sia davvero l’italiano; è possibile più considerarlo un “fratello”. Questo perché nel XVI secolo si decise che la forma del volgare scritto fosse il fiorentino trecentesco.

Gli altri dialetti del centro Italia sono considerate lingue “mediane”, come le definiscono i linguisti. Significa che risentono principalmente della lingua italiana, ma questa viene poi declinata diversamente in base a pronunce e terminologie territoriali, tanto da divenire registri differenti della lingua nazionale. E’ il caso del dialetto della Capitale, il romanesco, che oscilla fra essere l’italiano con un forte accento locale e un dialetto a se stante.

Il dialetto del Meridione

Tra i vari dialetti italiani, ad attirare l’attenzione degli esperti, e non solo, è stato sicuramente il dialetto calabrese. Cliccando qui potrai leggere un articolo più approfondito. Anche se, più correttamente, si dovrebbe parlare di “dialetti calabresi”, dal momento che questo dialetto viene suddiviso in due varianti.

La prima è il meridionale intermedio (diffuso principalmente nella zona settentrionale della regione), influenzato fortemente dalla lingua napoletana. La seconda è invece il meridionale estremo (parlato in tutta la restante parte della regione), influenzata dalla lingua siciliana.

Data la grande varietà linguistica, pur appartenendo alla stessa regione, l’insieme dei dialetti calabresi ha attirato l’attenzione di glottologi e linguisti. Il dialetto calabrese, infatti, presenta influenze classiche sia dal greco che dal latino, che influenze di altre lingue straniere, come il francese (per via dell’arrivo dei Normanni e degli Angioini) e l’arabo (a causa delle incursioni saracene).

La stessa lingua araba ha influenzato anche il dialetto pugliese, che risente però anche, soprattutto nella zona del Salento, dell’influenza greca bizantina. Un po’ diversa la questione del dialetto siciliano; in quanto isola, le commistioni che le altre regioni italiane sono meno dirette. Anche qui riscontriamo influenze di stampo arabo e spagnolo, per le antiche dominazioni; inoltre non deriva dall’italiano “moderno”, quello cosiddetto volgare, ma direttamente dal latino.