Il Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri

Locri Epizefiri, Museo Archeologico Nazionale

Costruito nel 1971 su progetto dell’architetto De Franciscis, nelle vicinanze della città antica, a circa 3 km dalla moderna città di Locri, sulla costa Ionica, lungo la Statale 106, è un mix di storie e leggende che incantano i visitatori e custodisce i reperti frutto degli scavi degli ultimi 60 anni, tra i quali, meritano menzione quelli dell’abitato di Centocamere, il famoso quartiere dei ceramisti, delle necropoli della contrada Lucifero, quelli della contrada Parapezza e della varie aree sacre.

Immerso nel verde di meravigliosi uliveti secolari, tra colorati aranceti e piante di bergamotto, il profumo della zagara e del gelsomino, ed oltre mille piante selvatiche tipiche della macchia mediterranea, nel Museo Archeologico Nazionale oltre a riscoprire i resti dell’antica città di Locri Epizefiri, è possibile ammirare il museo del periodo romano ed i resti di un edificio termale romano.

Locri Epizefiri, struttura e dimensione del Museo

Il Museo strutturato in piccole dimensioni, che si sviluppano su due livelli, secondo itinerari ragionati e specifici sussidi didattici, per una più adeguata comprensione del sito. Nel livello sopraelevato con la classica area espositiva trovano posto i reperti nelle varie teche, raccolti in base al luogo di rinvenimento del manufatto; in uno spazio aperto che forma quasi un portico, si trovano i reperti di dimensioni maggiori come: sarcofagi, cippi funerari ed elementi architettonici di varia natura. Spazio altresì usato per conferenze e presentazioni, relative all’attività archeologica.

Le sale del Museo custodiscono infatti eccezionali reperti e documenti, della vita quotidiana di Locri Epizefiri, tra cui è possibile ammirare oggetti di uso comune e dell’attività casalinga, come pesi da telaio, fusi e pentole, ma anche vasi decorati, gli strumenti di lavoro dei ceramisti e ancora, le matrici con le quali si potevano riprodurre gli oggetti.

Numerosi poi i giochi di terracotta del V-III sec.a.C., recuperati nelle abitazioni di Centocamere, il quartieri dei ceramisti, ed una biga in bronzo che faceva parte del corredo funerario di un bimbo. Tra i numerosi reperti storici, solo a Locri è possibile ammirare i pinakes, quadretti in terracotta grandi come un iPad, prodotti con uno stampo e policromi, nei colori del rosso, giallo, bianco e blu, che raccontano molte storie sul mito di Persefone; ed ancora, i raffinatissimi specchi in bronzo, e gli oggetti per la toilette deposti nelle tombe di donna, che rimandano alla leggenda per cui Locri fu fondata da donne aristocratiche, fuggite dalla Grecia con i loro schiavi.

All’interno del Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri, è da sottolineare inoltre esserci un percorso specificatamente indicato per i ragazzi, realizzato con pannelli colorati, che vedono come protagonista, una famiglia locrese di 2.500 anni fa, composta dal padre ceramista di nome Nestore, dalla madre Dimitra, da Clio, una ragazza in età di sposarsi, e da Costa, un ragazzo che farà da guida ai più giovani, raccontandogli la vita quotidiana dei greci antichi.

Aperto da martedì alla domenica, è possibile visitare il Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri, dalle ore 09.00 alle ore 20.00.

Locri Epizefiri e la sua storia

La città di Locri Epizefiri fu fondata da coloni greci verso la fine dell’VIII sec.a.c. ed era protetta nei suoi oltre 300 ettari, tra pianura e collina, da ca 7Km di mura, ancora oggi, in alcuni tratti visibili. Al suo esterno si trovavano invece le necropoli, che hanno conservato fino ad oggi, magnifici oggetti, facenti parte dei corredi funebri.

Considerata nell’antichità come la “Patria della legalità”, in quanto proprio in questa colonia della Magna Grecia furono scritte le prime leggi del mondo occidentale, attribuite al legislatore Zaleuco; grazie alla mancata sovrapposizione alla città antica di un centro abitato moderno, è stata possibile un’ottima conservazione dei reperti.

Reperti che hanno visto i primi scavi ad opera di Paolo Orsi, primo Soprintendente della Calabria, che verso l’800 ha riportato alla luce preziosi, a partire dall’età del Bronzo e del Ferro, e ancora, della città greca con le sue mura, santuari urbani ed extraurbani di diversi edifici civili, tra cui un teatro, abitazioni private ed edifici produttivi, organizzati secondo uno schema urbanistico ad isolati regolari, per strade ortogonali.

Preziosa per la comprensione della vita pubblica di allora, la scoperta delle iscrizioni in bronzo provenienti dall’Archivio del Santuario di Zeus Olimpio ed i reperti rinvenuti nelle abitazioni del quartiere “Centocamere”, legate alla religiosità ed ai corredi funebri, all’arte ed alla cultura di una delle colonie più importanti della Magna Grecia.