I fichi d’India sono i frutti coloratissimi di una pianta della famiglia delle Cactaceae
Il luogo d’origine di questa pianta succulenta è il Messico, ma da secoli essa cresce in Calabria e in Sicilia, grazie all’azione efficace di alcuni uccelli che ne hanno sparso i semi su queste regioni.Nei secoli scorsi i suoi frutti sono diventati parte integrante del paesaggio dell’Italia meridionale e sono stati grandi protagonisti delle fiere e delle feste patronali, organizzate alla fine dell’estate. Il periodo perfetto dal momento che coincide con quello della loro maturazione, che avviene normalmente tra agosto e ottobre.
Proprietà terapeutiche dei fichi d’India
I fichi d’India sono conosciuti non solo per la loro bontà, ma anche per le proprietà terapeutiche di cui godono. Questi frutti dal nome esotico, infatti, sono ricchi di acqua, zuccheri, vitamine A, B e soprattutto C, ferro, calcio, minerali e fibre.
Grazie a questa ricchezza, favoriscono il corretto funzionamento delle funzioni intestinali, aiutano a ridurre l’accumulo di grassi e zucchero, supportano la diuresi, riducendo così il rischio di malattie renali ed aumentano il senso di sazietà.
Oltre a ciò, i fichi d’India, portati in Europa nel 1493 da Colombo e diffusisi nelle aree costiere grazie al microclima di cui godono queste, si comportano come un ottimo integratore, sono ricchi di proprietà digestive, hanno un favorevole effetto sulla crescita di capelli e unghie e, infine, possiedo un’azione di riequilibrio psichico.
Fichi d’India: varietà e storia
Una volta, dei fichi d’India si utilizzava tutto: buccia, fiori e pale. Ognuno di questi elementi era conosciuto per una funzione particolare: i fiori, per esempio, venivano utilizzati per combattere le malattie renali.
La bontà di questi frutti dai semi neri, li aveva resi molto famosi. I più diffusi erano, e sono tutt’ora, quelli gialli, dolcissimi e succulenti, e i bianchi. I rossi invece, ribattezzati “sanguigni” erano i più rari e i più dolci in assoluto. Mentre i quelli che durano più a lungo sono i più grandi, chiamati “bastarduni”.
I fichi d’India erano un cibo molto popolare nei tempi antichi; i proprietari terrieri li offrivano ai contadini che lavoravano nello loro tenute agricole, oppure, venivano considerati come merce di scambio tra gli abitanti delle diverse regioni. Le campagne, infatti, erano ricche di questi prodotti che si potevano avere praticamente a “costo zero”, mentre le zone montuose ne erano quasi prive, perciò questo frutto rappresentava un prodotto di scambio.
Come consumare i fichi d’India
I fichi d’India, che ben poco hanno a che spartire con l’India, provenendo infatti dall’America, ma della quale portano il nome perché i primi esploratori, mettendo piede a terra, credettero di essere in India, sono oggi tornati di moda nell’alimentazione.
I nostri nonni e i nostri bisnonni li consumavano in maniera semplice: crudi, nell’insalata o da soli. Ma questi frutti esprimono il meglio di sé anche accompagnati da altri prodotti come formaggi, meglio se di pecora, e salumi. Data la loro dolcezza, però, si rivelano ottimi ingredienti per la preparazione dei dessert e di gustose macedonie. Inoltre, arricchiscono creme e gelati, oppure, per chi ha voglia e tempo di impegnarsi in preparazioni un po’ più lunghe, sono perfetti per la realizzazione di marmellate.