Aieta, l’ antico borgo medievale con poco più di 800 abitanti

Il Sud d’Italia dal punto di vista turistico, è in grado di offrire ai visitatori quel “qualcosa” di diverso ed alternativo al mare ed alla spiaggia. Oggi andiamo a scoprire Aieta, un piccolo e caratteristico borgo dell’Alto Tirreno Cosentino, con poco più di 800 abitanti residenti sul territorio, facente parte del Parco Nazionale del Pollino.

Il paesaggio montano di Aieta, ricco di sentieri sale fino ai 1462 metri del Monte Ciagola, dai quali contempla l’azzurro mare del Golfo di Policastro, posto in una conca molto fertile, alimentata da corsi d’acqua che videro il territorio abitato sin dalla preistoria e la costruzione del borgo verso il IV-V secolo a.C., quando i Lucani costruirono una fortificazione a difesa dalle incursioni greche.

Il centro storico infatti, vanta tracce indelebili del suo glorioso passato, tra le sue strette vie, su cui si aprono case e palazzi con portali in pietra locale, lavorati da abili scalpellini aietani tra il ‘700/‘900 come il Palazzo Nobiliare del XVI secolo, frutto di ristrutturazioni del castello medievale della famiglia dei Loyra, che sovrasta l’abitato; la Chiesa Madre di S.Maria della Visitazione con gli splendidi affreschi, come la rara icona della “Madre di Consolazione”, ed i resti del Convento di S.Francesco d’Assisi alle porte del paese.

Di nota poi le diverse Cappelle votive tra cui quella di S.Vito Martire, patrono di Aieta, che vanta un portale ad arco e portico d’ingresso con una statua lignea del protettore; quella dell’Addolorata al Ponte del XVIII secolo; le Cappelle di S.Giuseppe nella Piazza d’ingresso al Palazzo; S.Biagio al Socastro con affreschi rinascimentali e la millenaria Cappella di S.Nicola in Cantogrande, di rito greco; la “Valle dei Mulini” posta sul torrente Tronaturo ed i Portali in pietra dei Palazzi Signorili, lungo i vicoli dei quartieri più antichi. Dal punto di vista storico infatti, concluso il periodo romano e bizantino, le fortificazioni furono rinsaldate contro le invasioni dei Goti e dei Longobardi, che una volta conquistato il paese sul Monte Calimaro, gli diede l’attuale nome ad indicare un’aquila posato sulla cima del monte. Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e ancora, Borboni si sono alternati nei secoli al governo del borgo, fin quando questo, non fu annesso al Regno d’Italia.

E proprio l’abitato antico di Aieta è il vero e proprio fulcro della zona, specchio di un ambiente agricolo montano ancora oggi intatto e ricco di fascino, abbracciato tra possenti montagne, quali: il Monte Calimaro, i Monti Curatolo e Rosello, il Monte Ciagola ed il Cozzo Petrara, che si affaccia sul mare di fronte all’Isola di Dino e su boschi di querce e faggi, tra i segni di un’agricoltura pionieristica, che ha creato piani coltivabili ed aie.

Meta oltre che per le sue beltà, per un tipico turismo enogastronomico in crescita, tra i caratteristici piatti di Aieta, meritano nota i salumi, dal Prisuttu di puorcu, la Sasicchia, alla Zupirsata, a Lu capicuoddru, a la Vrina, sino ai prodotti trasformati e piccanti, ed alle Clementine. Cereali, legumi, ortaggi ed i prodotti dell’allevamento sono le materie prime che da questo ambiente vergine, giungono in tavola nei piatti tipici della cucina aietana, come i fusilli, una tipo di pasta lunga stesa col ferretto e condita con sugo di carne di capra o maiale, o con olio, aglio, mollichina di pane, alici salate e pepe rosso; i ravioli con ripieno di ricotta fresca; i Lagani coi ceci o coi fagioli locali bianchi o ceci; la Ciadeddra, un soffritto di bietole, cipolle, finocchio selvatico, patate, fave, pancetta e pasta fatta in casa.

Imperdibili invece tra i secondi, le cotiche di maiale e fagiolini, la Poncia con melanzane, peperoni, patate, cipolline, basilico, aglio e peperoni, alici; l’Ariganata, melanzane con origano, pomodori, formaggio, aglio, prezzemolo; Cucuzzielli a la Scapece, ossia zucchine bollite e condite con olio, aglio, peperoncino, origano, menta; la Cossa ‘mbittunata, che consta in una saporita coscia di castrato o agnello con aglio, peperoncino, prezzemolo, vino bianco e rosmarino; l’arrosto di capretto; formaggi ed insaccati vari.