I castelli più belli da visitare in Calabria

I più bei castelli da visitare in Calabria. Numerosi manieri e fortificazioni, di cui una parte tutt’ora accessibile ai visitatori.

Castelli in Calabria da visitare

Il Castello Aragonese di Reggio Calabria

Ne abbiamo già parlato in questo articolo, è la principale fortificazione della città, oggi fortunatamente visitabile anche internamente, dopo un lungo periodo di restauro. Fatto costruire nel Quattrocento, il Castello Aragonese subì nel tempo una serie di rimaneggiamenti che ne rafforzarono ulteriormente la sua struttura. Oggi il Castello Aragonese per la gioia dei suoi cittadini e dei turisti, si propone quale luogo di mostre ed eventi culturali di vario genere e tipo.

Il castello di Scilla

Noto anche come Castello Ruffo di Calabria, sito nell’omonimo comune nella provincia di Reggio Calabria, che rappresenta indubbiamente l’elemento più caratteristico di Scilla ed è visitabile con entrata libera. Un bellissimo maniero di epoca medievale il Castello di Scilla, a dispetto del fatto che le sue origini sono molto più antiche, in quanto sorge proprio nel medesimo punto, in cui un tempo si ergeva un fortilizio greco, sul promontorio Scilleo. Il maniero domina dall’alto parte della cittadina ed il mare in burrasca, che mira la Cariddi siciliana; una posizione che ha consolidato nel tempo la sua nomea, tanto che sono molte le leggende che avvolgono di mistero il castello, con numerose storie di naviganti, a dir poco terrorizzati all’avvicinarsi allo stretto.

Il Castello di Gerace

Nell’omonimo comune, nella provincia di Reggio Calabria, sorge in cima all’altura rocciosa intorno alla quale si sviluppò l’originario centro abitato del paese ed è purtroppo un maniero oggi visitabile solo dall’esterno. Realizzato in seguito alla realizzazione della splendida cattedrale dell’anno Mille, il Castello di Gerace vanta mura spessissime e si presenta al visitatore col suo aspetto maestoso e severo. Interessanti sono in particolare i resti dell’imponente torrione centrale, realizzata a pianta cilindrica, con lunghi basamenti monolitici e pareti con blocchi megalitici. Il Castello di Gerace prende il nome da Roberto “il Guiscardo” ed è considerato uno tra i maggiori gioielli architettonici di tutta la Calabria meridionale, che ancora oggi si presenta nel complesso, in un buono stato di conservazione.

Il Castello Pellicano di Gioiosa Jonica

Oggi visitabile in occasione di eventi organizzati, in quanto è di proprietà della famiglia Pellicano. Il Castello Pellicano sorge proprio a strapiombo, lungo il corso della fiumara Galizzi, a circa 5 km dalla costa, sulla sommità del promontorio roccioso, ove nel corso dei secoli si sviluppò l’abitato gioiosano. Con pianta più o meno triangolare, il Castello presenta due torri dislocate rispettivamente agli angoli esposti ad oriente ed occidente; mentre l’ingresso è posto sull’antico fossato, presso la parete meridionale, ed immette il visitatore in un lungo corridoio che separava le due parti del complesso, ossia l’orientale e l’occidentale.

A questo ingresso si accede attraverso un ponte in muratura, con tanto di scalinata. Al di qua del fossato è possibile ammirare un edificio signorile che dalla metà del seicento fu adibito a palazzo baronale ed a dimora del feudatario. Il tratto di strada finale, pubblica, che conduceva a questa abitazione ed al castello, fu recintata da un muro trasversale, edificato ai piedi della torre orientale, ove si inserì un ampio portale con tanto di cancello. Lungo la vecchia strada fu realizzato un giardino ed il fossato, trasformato in un cortile che fece da collegamento tra i ruderi della fortificazione ed il palazzo baronale. Un maniero, presumibilmente costruito durante il periodo svevo, tra il 1194 ed il 1265, massimo nei primi decenni del dominio angioino, tra il 1266 ed il 1443 massimo. Il Castello Pellicano, appartenuto alle importanti famiglie dei Caracciolo e Carafa, dalla fine dell’ottocento è passato nelle mani dei marchesi Pellicano, appartenenti al “ramo” dei Santacroce di Barletta.

Il Castello Feudale Ardore

Realizzato prima del 1600 per volere dei Baronidi, con pianta quadrata con quattro torri agli angoli (due rotonde e due quadrate), nel cui fondo si aprivano trabocchetti, che per vie sotterranee conducevano a diversi punti del territorio, tra i quali al Castello Feudale di Bovalino. Ben fortificato, vanta ancora molte feritoie, mentre il giardino esistente una volta tra il ponte levatoio e la facciata principale, nel 1882 fu preso per allargare Piazza Umberto I.

Il Castello Ducale Ruffo di Bagnara

Fu costruito nel periodo dell’Abbazia di S.Maria e dei XII Apostoli nel 1085, sulla rupe di Marturano, grazie ad Ermete, 1° priore, Capitano e Castellano con giurisdizione civile e penale di Bagnara. Con forma quadrata, era composto da due sfarzosi appartamenti, cinto da due ordini di balestriere e comunicava con due avamposti, oggi ridotti a ruderi: uno a sud-ovest, il “Bastione”, e l’altro a nord-est, detto “Costanzella”. Modificato e rinnovato dai Ruffo, divenuti Duchi di Bagnara, fu distrutto dal terremoto del 1783 e ricostruito con l’odierno aspetto; quindi ristrutturato ed adibito ad albergo col nome di Castello Emmarita dal Comm.Mezzetti. Diventato scuola professionale alberghiera, dopo un nuovo restauro, ha ripreso il nome di “Castello Ducale Ruffo” ed accoglie oggi, eventi culturali. La Torre Aragonese, detta anche di Capo Rocchi o di Ruggero di Bagnara, fu realizzata tra il XV e XVI secolo, dal Viceré Consalvo nel 1547, su proposta del consigliere regio Fabrizio Pignatelli, per la vigilanza della costa, dall’avanzata dei Turchi. Con base tronconica, toro in masello e corpo cilindrico con diametro di ca sette metri, è realizzata in cima allo scoglio di Cacilì, che separa la spiaggia di Gramà da quella di Marinella. Danneggiata in parte dal terremoto del 1638, resistette invece ai successivi terremoti, e grazie ad un recente restauro è oggi tra i luoghi più apprezzati di Bagnara.

Il Castello Normanno di Bova

In cima ad uno sperone roccioso, è oggi ridotto purtroppo a ruderi, da quali si evince che gli ambienti erano realizzati a diverse “quote” di elevazione, sulla roccia, con muri interni da oltre 60 cm ed esterni ricavati dallo scavo della roccia, per 1.50 mt. Rifugio sicuro nel XV, XVI, XVII secolo, in seguito alle incursioni turche, al castello sono legate diverse leggende: su un macigno, tra le rovine del maniero, è visibile infatti l’orma di un piede di donna, ossia la Contessa Matilde di Canossa, che aveva ricevuto il castello dal pontefice Gregorio VII, che avrebbe scoperto di discendere dalla Contessa di Canossa. Altra leggenda parla invece dell’orma della “Regina”, per cui una Regina greca avesse fatto costruire il castello e l’orma del piede, che se fosse coincisa con quella del piede di una fanciulla, l’avrebbe vista godere del tesoro della regina.

Sempre a Bova invece di pregio è Palazzo Nesci di Sant’Agata, dei primi dell’XVIII secolo, danneggiato notevolmente dal terremoto del 1783 ma poi restaurato. Realizzato con due corpi con forma ad “L” è composto da due piani, con pianta quadrata e cortile interno. Con tipica facciata in stile neoclassicismo, in un’alternanza di finestre e balconi, vanta una muratura mista con l’inserimento di conci di pietra squadrata, mentre ai lati del portone, con arco a tutto sesto, svetta lo stemma della famiglia Nesci. Del 1800 è invece il terrazzo con veduta panoramica sulla vallata. Diventato nel tempo teatro e casinò, è oggi un interessante esempio di costruzione civile settecentesca.

Il Palazzo Mesiani-Mazzacuva, della fine del XVIII secolo, sorge sui resti di un’antica torre del XV secolo, con un’articolazione plastica, realizzata, secondo leggi di simmetria, con muratura a faccia mista, con finestre e balconi, e portale d’ingresso in stile tardorinascimentale, in pietra chiara. Danneggiato dal terremoto del 1783, fu restaurato ed adibito ad uso residenziale; quindi destinato a carcere circondariale ed oggi, è in fase di restauro. Tra i vicoli del paese meritano nota inoltre palazzi, quali: Romeo, Larizza e Condemi, tutti di natura gentilizia, realizzati con pietra e mattoni, con accesso ai piani superiori tramite scale di legno interne, arricchiti da decorazioni di lesene, cornici e mensole e coperture in tegole locali. Interessante altresì la tipologia dei portali d’ingresso.

Il Castello Normanno Candidoni

O per meglio dire i resti del maniero, fatto edificare dal conte Ruggero in stile gotico-normanno, nel corso della dominazione normanna su una piccola collina, con tanto di cinta muraria, a scopo difensivo, benché senza fossato, in virtù della ripidezza dei pendii della collina e delle grosse mura di cinta. Il maniero franò più volte per il terremoto.

La Fortezza di Altafiumara di Cannitello

Realizzata con le diverse costruzioni difensive, agli inizi del XIX secolo nei territori dello Stretto, nel corso dell’occupazione francese, ad opera di Murat, precisamente nel 1810, in posizione strategica, per la difesa del territorio, presenta una struttura poderosa con un impianto planimetrico trapezioidale, purtroppo alterato dagli interventi di recupero e trasformazione alberghiera.

Il Castello di Castelvetere di Caulonia

Realizzato in stile normanno da fondatore ignoto, fu residenza di Malgeri d’Altavilla, della famiglia Carafa e dopo il trasferimento dell’ultimo marchese Carlo Maria Carafa, passò nelle mani di vari castellani fino a quando non fu distrutto dal terremoto del 1783. Con figura esternamente irregolare, in parte vallato da un fosso manofatto, blindato con scarpa e controscarpa, circondato da torrioni e munito con pietre vive e cancelli di ferro, era collegato alla piazza da un ponte elevatoio. Oggi i suoi ruderi sono della famiglia D’Amato.

Il Castello di Condojanni

Situato nei pressi dell’omonimo centro abitato, nel comune di Sant’Ilario dello Ionio, fu eretto dai Normanni nel XI secolo sulla cima di un’altura rocciosa e rappresenta uno dei pochi esempi di architettura alto medievale calabrese. Facente parte di un sistema difensivo di età normanna, per il controllo della costa ionica meridionale, sotto il dominio degli Svevi fu ristrutturato ed ampliato, con alcune torri rettangolari. Di pregio la torre centrale alta 30mt. Nei secoli fu proprietà di famose dinastie siciliane, quali i Ruffo, i Marullo, i Carafa di Roccella.

Di pregio a Grotteria, frutto della pregevole storia del paese, nell’antica Piazza di S.Domenico, oggi intestata al patriota Nicola Palermo, è Palazzo Arena, costruito nel XVI secolo, per volere dell’omonima nobile famiglia, ma oggi purtroppo ridotto in uno stato di estremo degrado, benché vanti ancora il più bello tra i portali monumentali dei Palazzi nobili nostrani; e ancora, Palazzo Lupis-de Luna d’Aragona, realizzato dall’antica famiglia feudataria dei de Luna d’Aragona nel XVI secolo, in Piazza del Tocco, con portale monumentale opera secentesca della scuola scultorea di Serra S.Bruno e biblioteca con oltre 7.000 volumi, collezioni d’arte, busti e ritratti.

La Torre del Cavallaro

Conosciuta in passato col nome di Spina o Borraca a Marina di Gioiosa Jonica, per via delle case feudali di appartenenza e con l’odierno nome per i vigili a cavallo, ossia i “cavallari”, sorge nei pressi della Stazione Ferroviaria lato mare, ed è una fortezza del XVI secolo, opera di uno stratega greco, il Generale Niceforo II Foca, realizzata per arginare l’impeto delle orde saracene. Faceva parte di un collegamento visivo con analoghi appostamenti dei centri costieri vicini, come ad esempio la Torre dei Tamburi di Siderno oppure la Pizzofalcone di Rocca di Rupella e ancora, la Camillari di Caulonia.

Torre Galea

Sita nelle adiacenze dell’abitato di Marina di Gioiosa Ionica, vanta un trittico di altissime Torri realizzate con basi a scarpata, due delle quali a pianta circolare e la terza a pianta quadrata, con ponte levatoio. Eretta per ordine del Viceré D.Pietro di Toledo, nella metà del XVI secolo, per vedetta e difesa, vanta una conformazione unica nella regione. Oggetto nel corso del tempo di vari rifacimenti, come si desume dalla diversità dei materiali impiegati, è stata oggetto di restauri a cura della Soprintendenza.

Il Castello di Monasterace

Fu edificato sotto i bizantini nel X-XI° secolo, per dare sicurezza al paese. Nel corso dei secoli il maniero subì ampliamenti, manipolazioni e ricostruzioni, che lo vedono oggi sfoggiare una struttura Cinquecentesca, con forma quadrata, il cui lato esterno misura ca 42mt, mentre gli angoli sono rinforzati da quattro torri a forma di parallelepipedo e base rettangolare. All’interno vanta un ampio cortile, al cui centro c’è una profonda ed ampia cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Privo di merlatura per i danni subiti coi sismi del 1659 e del 1783, fu dominio nel tempo di vari Principi e signori, fino a che nel 1919-22 Giuseppe Sansotta lo vendette a diverse famiglie del luogo, che ancora lo abitano e lo lottizzarono, deturparono l’aspetto originale.

A dominio dello Stretto di Messina, in cima ad un ripido colle a forma di cono, svetta il Castello di Sant’Aniceto, a Motta S.Giovanni, tra i fortilizi meglio attrezzati della Calabria, raro esempio di architettura alto medievale nella regione, oggi ridotto a semplici ruderi. Con pianta irregolare, ricorda la forma di una nave con la prua volta alla montagna e la poppa al mare. Oggi sono visibili una parte delle mura di cinta, la porta d’ingresso, due torri quadrate, i resti di altre torri e ruderi all’interno della cinta. Costruito come luogo di avvistamento e rifugio per la popolazione, dalle scorribande saracene lungo le coste calabresi e siciliane, fu protagonista di una storia importante, che lo vide in mano ai normanni, feudo di Sant’Aniceto ed in mano agli Angioini, finché divenne baronia ed entrò in conflitto con Reggio, essendo distrutto nel 1459 dal duca Alfonso di Calabria.

Il Castello di Palizzi

Domina Palizzi Superiore da un mastodontico costone roccioso con pareti a picco, fu un baluardo difensivo per sfuggire alle incursioni nemiche nei secoli della pirateria turchesca. Non si hanno notizie certe sulla data di costruzione de maniero; la prima costruzione potrebbe essere dell’XIII secolo ma è probabile sia stato edificato dai Ruffo nel XIV secolo. Numerosi negli anni gli interventi a cui è stato sottoposto il castello, e che gli hanno conferito l’attuale aspetto. L’impianto difensivo fu infatti rimaneggiato dai Romano, dai Colonna, dagli Erbo e dagli Arduino di Alcontres, divenne poi palazzo residenziale con la famiglia baronale dei De Blasio ed usato come residenza estiva da Don Tiberio fino alla sua morte nel 1873. Nel 1943 Carlo de Blasio vi si rifugiò quando Reggio fu bombardata dagli anglo-americani, mentre tra il 1950-60 Ferdinando il Nandino, lo usò come residenza estiva con la famiglia. Dichiarato Monumento Nazionale dal Ministero dei Beni Culturali, è oggi in fase di restauro.

Il Castello Arcadi di Placanica

Sembra essere nato in qualità di cenobio basiliano, data la sua dominante posizione su uno sperone roccioso a più di 100mt. nel periodo delle incursioni saracene e fu trasformato dai feudatari che si alternarono nel tempo al potere. La parte più antica del maniero svetta sul lato nord-ovest, coi grossi muri esterni tipici delle fortezze. Dopo il terremoto del 1783 fu restaurato con modifiche che lo hanno reso più signorile e al contempo più difensivo, ma col declino del feudalesimo fu abbandonato dagli antichi proprietari e abitato da una trentina di famiglie che lo adattarono alle loro esigenze, fino a che l’alluvione del 1951 lo rese inabitabile. Il restauro degli ultimi anni lo ha riportato però all’antico splendore, con oltre 40 ambienti per 4 piani.

I fortini di Pentimele

Recentemente ristrutturati, sono posti in posizione panoramica sulla città di Reggio Calabria e dominano lo Stretto di Messina, sull’omonima collina. Edificati verso il 1896 come risulta da un documento dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria, identici nella forma e realizzati con pietre naturali e mattoni, sono distinti solo dai nomi: Fortino Nord e Fortino Sud. Il fortino Nord presenta inoltre un ponte levatoio, due colonne rivestite da pietra calcarea arenaria, per lo scolo delle acque e quattro cisterne per la raccolta dell’acqua.

Tra la collina e la costa di Roccella Jonica sorge l’antico Castello dei principi di Carafa, oggi ridotto a ruderi, di quella che fu una grandiosa fortificazione di origine normanna, costruita come palazzo padronale dei principi e come fortezza di difesa. A poca distanza verso ovest, su uno sperone roccioso, ecco la torre circolare con cui il maniero comunicava a vista. Rispetto ai caratteri originari della fondazione dell’XI-XII secolo, il maniero ha subito notevoli trasformazioni, che lo vedono oggi una residenza feudale a pianta irregolare, vagamente trapezoidale, con una corte interna di quattro lati, torri e bastioni sul fronte ovest.

Anticamente un borgo ed oggi frazione di Condofuri, San Carlo svetta su un piccolo promontorio, di fronte alla Fiumara dell’Amendolea e al suo centro, mostra i resti di una Torre Medievale a piramide, da cui, la leggenda vuole partiva un cunicolo sottoterra che arrivava fino al Castello di Amendolea.

Il maniero di San Giorgio Morgeto

Svetta su un rilievo alle spalle dell’omonimo centro, dominandolo dai suoi 612mt s.l.m. con più edifici, posti a quote differenziate nella cinta muraria. Oltre a ricoprire un ruolo difensivo, il maniero in epoca angioina ebbe la funzione di custodia delle collette e di prigione durante la guerra del vespro. All’interno il “Mastio”, l’edificio più austero per la difesa e la residenza, svetta su un costone di roccia affiorante nel punto più alto del rilievo. I danni prodotti dai terremoti, specie nel 1783 ed i secoli di abbandono sono causa dell’avanzato degrado del maniero.

Il Castello Mezzatesta di Seminara

Attribuito in modo erroneo agli Spinelli, oggi ridotto purtroppo a ruderi, fu edificato nell’Ottocento nell’appezzamento di terra della famiglia Mezzatesta, da vere e proprie maestranze che ne fecero l’edificio più bello e suggestivo fra quelli esistenti nella Seminara del tempo, ma fu reso inabitabile dal terremoto del 1908 e successivamente da un incendio.

Il Castello di San Fili di Stignano

Nato come torre difensiva nel ‘500 e modificato dai feudatari per fini residenziali nel 700, appartiene oggi alla famiglia Alvaro-Salerno e presenta forma triangolare, tre torri, due piani ed un terrazzo. L’edificio è un caso unico, di residenza di campagna coi caratteri di una fortezza. Legambiente nel 1996 lo ha inserito tra i monumenti italiani da preservare. A 340mt. di altezza s.l.m. su uno sperone roccioso, svetta la Torre S. Fili di Stignano, nome che deriva dal latino “stenianum “, ossia “casale di Stilo”, importante torre con funzione di avvistamento e guardia, contro le invasioni saracene e turche.

Sempre a Stignano, in contrada Scinà, di nota poi Villa Caristo, una villa settecentesca a forma di “U”, tra i più significativi esempi d’arte barocca in Calabria, costruita da maestranze locali in posizione dominante, su due piani e circondata da giardini e fontane. Attraverso un viale si giunge all’ingresso della villa, ove fa bella mostra una monumentale scala in pietra esterna, che sale dai due lati ed una fontana sormontata da un gruppo marmoreo ove si distingue Tancredi che aiuta Clorinda.

Altra fontana di pregio, in marmo bianco, svetta sul lato belvedere, con tazza poligonale di base e due tazze più piccole circolari; mentre una terza, dei delfini, separa la struttura dalla piscina. All’interno della villa non mancano elementi di pregio, tra cornici, stucchi, archetti, una cappella con tre altari, due ampie terrazze ed un sontuoso salone. Nelle vicinanze della villa poi è di nota una dipendenza con forno e frantoio. La villa per bellezza ed unicità, fu scelta per la serie filatelica “Le ville d’Italia” emessa dalle Poste Italiane nel 1984.

Il Castello normanno di Stilo

Fu costruito da Ruggero il Normanno sul Monte Consolino, a dominazione della cittadina e della vallata, fino al Mar Ionio, attorno al 1269 ed ebbe grande importanza strategica, tanto che alla sua manutenzione erano tenuti molti, tra enti e persone. Cinto da varie opere di difesa che lo rendevano inespugnabile, grazie anche a posti di guardia e singole difese, ai tempo di Carlo d’Angiò ospitò prigionieri politici nelle sue prigioni scavate sotto al maniero, sulla parete del Monte Consolino, ove la montagna di calcare sprofonda a precipizio per centinaia di metri. Di forma rettangolare, vantava numerose torri provviste di larghe feritoie a bocca di lupo ed una vasta cisterna sotterranea. Il maniero iniziò purtroppo a subire gravi danni durante la guerra tra Francesi e Spagnuoli e proprio coi Francesi del Bonaparte, nel 1806, subì il colpo di grazia, che lo vede oggi ridotto a ruderi.

La Torre Saracena o Torre medievale di Taureana di Palmi

E’ una delle antiche torri d’avvistamento Cinquecentesche sul litorale della Costa Viola, dove si trova la famosa spiaggia della Tonnara di Palmi. Costruita nel 1565, anticamente era denominata Torre di Pietrenere per distinguerla dall’altra torre d’avvistamento della zona. Con una circonferenza alla base di ca 22mt, larghezza di 8mt, altezza di 15mt e porta d’entrata a 7mt. dal suolo, è realizzata in pietre naturali e mattoni. L’unica finestra è nella parte che guarda verso l’interno, onde evitare che le navi nemiche non potessero avvista la luce del torriero.

La torre in pietra, nei pressi degli scavi di Taureana invece, detta “di Donna Canfora”, realizzata a difesa delle incursioni saracene dal viceré Consalvo nel XIV-XV secolo, su preghiera del consigliere regio Fabrizio Pignatelli, quale sistema di avvistamento e di allertamento delle popolazioni, vanta un tronco-conico a pianta circolare e geometria slanciata di ca 7mt. di diametro.

Insomma, una ricca e preziosa selezione dei più bei castelli da visitare in Calabria, da scoprire con un tour organizzato o a piacere, durante una splendida vacanza, per fare un vero e proprio tuffo nella storia!