E-commerce, come non perdere clienti durante la pandemia

La crisi pandemica da nuovo coronavirus si è abbattuta con incisività sull’economia italiana e, in tale ambito, il commercio elettronico sembra poter giocare un proprio ruolo di particolare dinamicità. Non basta, tuttavia, avere una vetrina virtuale per potersi garantire vendite e margini: è necessario fare qualcosa di più e, in ottica comunicativa, lanciare un messaggio di speranza, di ottimismo e di desiderio di superare tutti insieme (azienda e clienti) l’emergenza in atto.

Insomma, l’intento comunicativo del momento è chiaro. Non più un mero slogan, che poteva essere adeguato nelle prime fasi della criticità (#andratuttobene docet), ma un messaggio di positività, di invito a reagire con ottimismo all’emergenza, esorcizzando paure, attese e incertezze, e ingannando così con il giusto mood il tempo del #iorestoacasa.

Le opportunità per l’e-commmerce

In tale scenario c’è evidentemente una grande opportunità per chi opera nell’e-commerce e, in particolare, per quei marchi che hanno una politica direct-to-consumer, ovvero che hanno una relazione – appunto – diretta e consolidata con la propria base di clienti. Per le grandi marche, invece, sembra essere maggiormente opportuno adottare un congruo tone of voice, andando a “rassicurare” (grazie anche alla loro maggiore “forza” e “autorità”) le comunità di riferimento, con un approccio che potrebbe risultare essere particolarmente efficace nel medio lungo periodo.

Puntare sui valori aziendali

In altri termini, in questo momento così difficile e – pare – piuttosto duraturo, quello che un titolare di e-commerce dovrebbe fare è evitare di cadere preda degli istinti e della frenesia dell’istante, ma puntare soprattutto sulla possibilità di trasmettere con efficacia i propri valori aziendali, all’interno – per quanto intuibile – di una strategia di marketing e di comunicazione ben pianificata.

L’obiettivo di questa fase è pertanto quello di conservare e stimolare i rapporti tra l’azienda e i propri clienti, i propri collaboratori, i propri dipendenti. Un obiettivo da cogliere con la giusta responsabilità, stimolando la possibilità di fare uscire fuori (mai come in questo momento è fondamentale), il proprio ruolo sociale, e collegarlo in maniera credibile nel contesto in cui si opera.

Naturalmente, in tale scenario ad essere avvantaggiate saranno quelle imprese che hanno già lavorato su questo fronte negli ultimi anni. Una cosa sembra infatti esser certa: il nuovo coronavirus ha determinato cambiamenti radicali nella nostra società che, in altre epoche, avrebbero richiesto non settimane, ma anni. E così, vocaboli come la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale, l’etica del lavoro, potrebbero non apparire più dei termini parzialmente astratti come oggi, ma – oltre che concreti – anche in grado di costituire valori da preservare e di coltivare.