Le festività e le ricorrenze in Calabria fanno parte di antiche tradizioni
Sono la testimonianza di un grande passato, tangibile ancora oggi negli usi e costumi, ma anche nelle danze, nella musica, nelle feste, nelle cerimonie di vita, e ancora, nelle poesie, nelle leggende e nel teatro
Festività e ricorrenze in Calabria, molte delle quali legate alla religione, come il Natale, la Pasqua, le feste patronali, eccetera, riproposte da secoli con riti, manifestazioni e rappresentazioni di grande richiamo per i cittadini e per i curiosi. Ricorrenze tra cui sono molto particolari le manifestazioni folkloristiche di origine albanese, le cui rappresentazioni, ripercorrono quello che fu l’esodo che le popolazioni intrapresero secoli addietro, e le vicende dell’eroe nazionale Giorgio Castriota, detto Scanderbeg. Eventi tra cui, ad esempio a Spezzano Albanese, vive ancora una tradizione, nel dialetto, negli usi e nei costumi, particolarmente evidente in occasione della pasqua e dei matrimoni, che sono accompagnati da danze e canti popolari.
Tra le ricorrenze del calendario invece, il carnevale, è di certo la festa dell’allegria e della spensieratezza, festeggiata in ben tre giorni, dalla domenica al martedì grasso, tra antichi riti e banchetti, che vedono intere famiglie riunirsi davanti a tavole imbandite a festa, ove non mancano pietanze a base di maiale e vini locali, e di sera, sfilate tra i vicoli dell’abitato, di maschere e carri allegorici, sulla scia delle antiche motivazioni anarchiche e della commedia dell’arte. E proprio al termine della sfilata del martedì Grasso, è d’obbligo ritrovarsi in Piazza, ove ha luogo il tradizionale rito del funerale del Carnevale, che vede dar fuoco ad un grande pupazzo di paglia, a cui le maschere manifestano il loro dolore con urla e lamenti a carattere buffonesco. Travestimenti, che in Calabria vedono la maschera tradizionale, ufficiale, nel Giangurgolo, una sorta di Zanni dalla gola piena, il cui costume è un richiamo a quello dei classici della tradizione: il volto è coperto da una maschera rossa con un grande naso di cartone, ha un abito composto da cappello a forma di cono bordato da fettucce, un corpetto piccolino con grandi braghe e calze di colore rosso e giallo.
Passando invece alla Santa Pasqua, le “scarabottole” e le “raganelle” sono i tipici strumenti di legno, il cui suono sostituisce quello delle campane bloccate dal giovedì al sabato santo, come da una delle più antiche abitudini della Pasqua calabrese. Tra le manifestazioni folkloristiche della ricorrenza, più importanti, a Catanzaro è usanza fare una lunga processione con le fiaccole, accompagnata dal suono dei tamburi, che si protrae dal pomeriggio a tarda notte e vede ogni confraternita abbigliata coi vestiti tradizionali, nei diversi colori a seconda dei quartieri, a rievocare la Passione. Dentro la portantina chiamata “Naca”, contornata da angeli, fiori e lumi, è posto il Cristo morto, che è condotto in spalla lungo tutto il tragitto. Nel comune invece di Civita, in provincia di Cosenza, tra il lunedì ed il martedì seguente la domenica Santa, hanno luogo le “vallje”, ossia balli tradizionali, simbolo dell’unione tra le comunità di origine “arbereshe.”
Sempre nella provincia di Catanzaro, a Nocera Terinese c’è invece la venerazione della statua dell’Addolorata, scolpita da un pastore che si dice diventò cieco dopo averla scolpita, in modo che non potesse più farne un’alta uguale. Oltre la processione, un rito di antiche tradizioni è quello dei battienti “Vattienti”, ossia penitenti che si flagellano parti del corpo con punte molto taglienti.
Molte poi le tradizioni in provincia di Vibo Valentia a carattere medievale, ove per esempio a Nicotra, il venerdì Santo, la Passione è rievocata con la “pigghiata”, ossia una rappresentazione popolare della condanna di Cristo; mentre in provincia di Reggio Calabria a Bagnara Calabra si tiene “l’affruntata”, un rito del seicento, tipico della dominazione spagnola, che vide i frati domenicani dar vita alla festa del S.Rosario, che vede nel pomeriggio la statua di Cristo, portata in chiesa per la processione; mentre dall’altra parte del paese, un altro corteo conduce la statua della Madonna, che si incontrerà con quella del Cristo, dando vita alla sua Resurrezione. Processione condotta dagli abitanti vestiti da angeli e da apostoli, che narrano tramite il Vangelo, gli avvenimenti della Santa Pasqua.
Tra i riti di origine greco-albanese, di pregio è poi quello della “Primavera albanese” a S.Demetrio Corone, in provincia di Cosenza; ove in abiti tipici, nella notte del sabato Santo, la gente si ritrova ad una fontana, ove si attende l’arrivo della Pasqua, per poi recarsi nell’altra piazza, ove è accesso un grande falò, cantando in lingua greca “Kristos Aneti”, ossia “Cristo è risorto”.
Ma tra tutte, indubbiamente il Natale è la festività più gioiosa ed attesa dell’anno, che iniziano col giorno dell’Immacolata, l’8 Dicembre, e terminano con l’Epifania, nel nuovo anno, tra suoni di zampogne, melodie tipiche e canti popolari natalizi, ma soprattutto con pietanze tipiche, preparate in veri e propri momenti di aggregazione, sia per la preparazione che per la consumazione. Portate tipiche, tra cui il “Natalicchiu”, un panino a forma di neonato, ma anche i grispelli, la pignulata, i turdilli e molte altre. Pietanze preparate rigorosamente senza carne, che è usanza donare ad amici, parenti, vicini di casa ed alle famiglie in lutto – che per rispetto al defunto non possono accendere il fuoco – e che la sera della vigilia, arricchiscono la tavola, imbandita con nove o tredici piatti.
Portate, i cui avanzi, da tradizione devono essere lasciati a tavola fino al mattino seguente, per dare la possibilità alla Madonna ed al Bambino Gesù, di assaggiare il cibo rimasto!