Cosa comporta il rifiuto di spostare l’automobile

Che cosa comporta a livello legale il rifiuto da parte del cittadino di spostare la propria automobile nonostante un sollecito da parte di un agente della Polizia Municipale?

Questo argomento è stato preso recentemente in esame da parte di una sentenza della Cassazione, nello specifico la numero 4177/20 del giorno 31 gennaio 2020.

Caso specifico preso in esame dai Giudici della Cassazione

Nel caso trattato il soggetto incriminato non aveva rispettato un regolamento ordinato dalle autoritá, stando ai tribunali che avevano preso precedentemente in esame questa vicenda, per motivi di ordine pubblico. Dopo il verificarsi del ricorso i giudici della Cassazione hanno deliberato che il motivo che aveva portato l’agente ad intimare al conducente di spostare la propria automobile da un determinato punto della strada era finalizzato a poter garantire una circolazione stradale corretta, fluida e senza intralcio alla viabilitá.

L’imputata infatti aveva lasciato la sua automobile al centro di una carreggiata di una strada pubblica che presto sarebbe stata attraversata da un bus adibito al turismo. L’ordine dell’agente dunque non era indirizzato a garantire la realizzazione dell’ordine pubblico che è relativo ai presupposti del conforme svolgimento complessivo della vita civile.

Per questo motivo l’espediente non si puó catalogare come giustificato da motivazioni legate all’ordine pubblico. Si deve quindi escludere che la condotta dell’imputata abbia integrato l’illecito contravvenzionale regolato da tale disposizione. Nello specifico, lo scopo prefisso nel pubblico interesse deve esclusivamente attenersi a motivazioni di: ordine pubblico, sicurezza, igiene : in questi casi, se non di natura piú grave, l’imputato viene punito con la carcerazione fino ad un massimo di tre mesi o con una multa che arriva fino a 206 euro.

Rifiutarsi di spostare l’auto: in quali casi si parla di reato

Prima di tutto é importante che l’accorgimento violato sia stato emanato nell’interesse della collettivitá, con il risultato che la trasgressione non regge nel caso di disubbidienza di un provvedimento emanato nell’interesse dei cittadini privati (basti pensare alla trasgressione di una qualsivoglia ordinanza del sindaco per la distruzione di un muro fatiscente e malfermo se la situazione di emergenza non concerne una superficie pubblica o privata).

Quindi, ai fini della responsabilitá penale non è necessario non obbedire al richiamo di un giudice, di un carabiniere, di un agente o di un poliziotto, ma è inoltre indispensabile che il fine per cui viene assegnato il comando coincida a quelli che vengono indicati nella norma. Solamente se si verifica un caso di infrazione dell’ordine pubblico, stando alla casistica appena presa in esempio, possiamo parlare di pena: quindi in questo caso particolare la trasgressione è esclusivamente di carattere burocratico ed amministrativo.

In un altro caso preso in esempio dalla Cassazione un uomo si è rifiutato di spostare la propria automobile parcheggiata di fronte all’ingresso di un cortile ad uso privato, impedendo quindi al proprietario di potervi accedere liberamente, questa volta in quanto il soggetto imputato ha dovuto risarcire i danni al proprietario della superficie privata ed è scattata la denuncia per violenza privata.