Ittiturismo sullo Stretto, una nuova fonte di business sostenibile

L’ittiturismo può rappresentare una ulteriore fonte di business sostenibile per il turismo calabrese e siciliano?

Probabilmente si e, soprattutto, lo può diventare in misura ancora più incisiva rispetto agli esperimenti che già si sono realizzati sul territorio delle due regioni, con reciproca soddisfazione dei pescatori e dei turisti.

Come dimostra l’esempio di altre regioni più “virtuose” sotto questo profilo d’osservazione, l’ittiturismo può ben candidarsi ad essere uno dei più lampanti casi di turismo esperienziale per la Calabria, sempre più ambito dai turisti alla ricerca di una nuova opportunità di immersione nelle abitudini locali, che possa coniugare il rispetto della natura con il compimento di azioni più “interattive” sul luogo visitato.

Proprio di questo si è recentemente parlato all’incontro formativo “Ittiturismo, ospitalità turistica e nuove rotte per i pescatori” promosso dal Flag dello Stretto, tenutosi a Scilla lo scorso 29 agosto, l’incontro ha avuto come meritevole obiettivo quello di valorizzare l’ittiturismo, evidenziandone le potenzialità multiple, potendo di fatti rappresentare sia un modello di sviluppo compatibile nel comparto pesca e turismo, sia una nuova direzione per la crescita del turismo esperienziale di cui si è già detto.

Con simili premesse, e con l’auspicio che di ittiturismo si possa parlare in maniera più insistente nel corso dei prossimi mesi, preparandosi magari per una stagione 2019 ancora più lunga (valutando che l’ittiturismo si può ben slegare dal picco di stagionalità estiva tipica delle forme di turismo più di massa), non ci rimane che auspicare che i prossimi numeri del comparto siano ancora più incoraggianti e più dinamici di quelli che finora sono stati apprezzati sul territorio calabrese.